| Eccolo li che lo fissava con quelle gambe incrociate, a dir poco favolose, con la schiena dritta orgoglioso e nobile. Gli sembrava di desiderarlo sempre più, forse perché lo rifiutava, oppure perché lo trovava insopportabile a volte, la sua natura di veela non aveva alcun effetto su di lui e sul suo corpo, così il rosso era quasi spaventato da quella passione travolgente che proveniva solo e solamente dal suo essere…così. Lestat si rendeva sempre più conto di quanto gli piacesse nella sua integrità e nella sua morale.
“Si dice che i propri desideri, se protratti troppo a lungo diventino dei vizi, ma sinceramente non ci credo molto. Non vi è risposta giusta alla domanda che mi fate Mister Michelle, ma per vostra sfortuna a me importa assai poco di mantenere il posto qui, i poteri di ogni veela non mi toccano, però voi mi piacete e per guardarvi sono disposta a proteggere il vostro padroncino o a portarvi via dalla villa.”
Aveva sussurrato divertito.
“Probabilmente proprio perché siete il primo che mi scatena una tale passionalità, unita a una tale stizza”
Si scostò quindi un po’ dallo schienale della sedia, alzandosi, era quasi ora di cena dopotutto.
“E’ tempo di svegliare il signorino, ormai Hiro avrà preparato la cena, quindi che vogliate licenziarmi o no vi consiglio di adempiere ai vostri compiti, non solo agli impegni che vi divertono”
Sussurrò quindi uscendo dalla stanza per raggiungere la cucina, rendendosi conto che non poteva restare li perché voleva toccarlo e fare l’amore con lui in ogni anfratto della villa, anche in biblioteca, in quello stesso momento avrebbe desiderato prenderlo su uno di quei divanetti verdi bordati d’oro. Era così smanioso di averlo che non era riuscito a restare a tranquillo nello stesso spazio con lui ed era dovuto andare in cerca dell’amico. Appena entrò in cucina poi, la voce di Hiro lo bloccò.
“Calmati o non lo avrai mai, anzi finirai licenziato e smetti di immaginare di fartelo nella mia cucina”
Quelle parole poteva dirle solo qualcuno che conosceva veramente Lestat, poiché il demone sembrava normalissimo elegante e tranquillo, nel suo vestito nero preferito. Ma in realtà il cuoco aveva fatto scomparire in quel modo la fantasia del rosso che comprendeva lui che leccava via la panna dall’ombelico di un certo maggiordomo il cui nome era Michelle.
“E’ allora che dovrei fare cuoco da strapazzo!?! Sentiamo…”
Aveva chiesto stizzito a quel punto la guardia del corpo del signorino, mentre Hiroyuki ignorandolo bellamente faceva imbandire la tavola per la cena, dove avrebbero mangiato Michelle e Lucas. Per poi apparecchiare lui per se stesso e Lestat in cucina come ogni bravo domestico, mettendo nel piatto del rossino un invitante fetta di filetto, tagliato da lui stesso in maniera imbeccabile, il cui l’odore condito fece tornare un po’ di buon umore all’amico.
“Riesci sempre a farmi tacere con la tua cucina”
Con quelle parole Lestat si era aggiudicato un sorriso a dir poco magnifico, dolce e divertito da parte del cuoco dai capelli blu che si sedette davanti a lui con un bel piatto di uova strapazzate, molto semplici per se stesso.
“E’ il metodo migliore ed indolore”
Sussurrò quindi, mentre ogni vivanda preparata da Hiroyuki veniva sistemata sul tavolo dell’erede di casa Diamone.
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