| “Mi giudichi un re, la cosa non nego che mi lusinghi”
Disse Azazel con quel suo sorriso straordinario, tra l'ironico, il divertito e il crudele, mentre osservava il corpo di Vivienne seduto, con solo una parte della leggerissima veste a dividerlo dai divanetti. Il sovrano demoniaco si era quindi ritrovato con la tiara in mano, la stava per mettere sulla testa di Vivienne ma questo aveva pensato bene di sottrarsi per allontanarsi da lui.
“Qui l'unico vero re è mio figlio sire, io sono solo un umile tiranno”
Si limitò quindi a dire, per poi afferrare dei fogli divertito, spargendoli con un umico colpo di mano per la stanza, ormai li conosceva a memoria, erano tutte le piante del castello dell'altro, ogni finestra, ogni botola e ogni entrata possibile era stata segnata, sarebbe stata una questione di tempo, sia la conquista che l'uccisione di suo figlio.
“Non nego di voler distruggere completamente il tuo bel regno fatato, sai dopotutto è per quello che vi sono entrato, ammetto di essere una buona spia anche se non ero preparato su di te”
Si versò un altro calice del lieve liquore dorato, muovendolo quindi delicatamente con la mano, perché il suo odore dolce e lievemente salato allo stesso tempo permeasse l'aria.
“Il tuo aspetto mi era ignoto e quindi lo è di certo anche per il tuo popolo, ma ti sei fatto scoprire in fretta, solo la tua gentilezza ti ha protetto dal primo istante in cui mi hai visto sai? Ti ha dato anche la possibilità di rivelarti e di salvarti grazie al tuo popolo, ma tu non hai chiesto aiuto, non sei fuggito da me...neanche quando ti sei accorto che non era un vecchio”
Sorrise ancora enigmatico, avvicinandosi questa volta al divano, fissando l'altro dall'alto in basso, passandogli poi due dita sotto il mento perché lo alzasse e lo guardasse con quei magnetici occhi cobalto.
“Tu volevi che io ti portassi via, anche se avevi paura non ho dubbi, anche se non lo ammetterai di certo”
Il sorriso sornione si allargò mentre lo lasciava, poggiandogli davanti ancora una volta il calice.
“L'oro non è il tuo colore, nonostante la tua corona sembri magnifica su di te, forse perché è legata a te, alla tua regalità...di certo mio figlio troverebbe romantica la faccenda, il re e la sua corona ...”
Il sovrano si stiracchiò un attimo, andando poi a sdraiarsi sul suo letto con una calma invidiabile, per lui il re non era un pericolo, aveva affrontato nemici da quando aveva compiuto sei anni, primi tra tutti i suoi parenti che volevano eliminarlo, Azazel non aveva alcuna mancanza nella lotta, i suoi sensi erano svegli anche quando dormiva, il sonno toccava solo in minima parte i suoi occhi ormai e il suo corpo dalla potenza demoniaca emanava fascino, forza e sicurezza.
“Non ti conviene comunque fare l'altezzoso sai, non ti troverò divertente a lungo, l'unico motivo per cui sei qui e non in prigione è che mi incuriosisci, ed è stata anche la ragione per la quale ho voluto catturare un giovane ragazzo di nobile famiglia che mi ha avvicinato”
Si sistemò quindi meglio tra i morbidissimi cuscini, che erano terribilmente in contrasto col materasso duro.
“Non so quanto tu tenga al tuo regno, a tuo figlio o alla tua vita ma ti assicuro che se non farai quello che voglio disintegrerò il tuo orgoglio e la tua dignità”
Era quindi girato verso di lui e fissarlo con quei malefici occhi luciferini, che sembravano in grado con la loro luce maligna di far fuggire anche l'essere più coraggioso.
“Non hai la minima idea mio caro re che è sempre vissuto nella bambagia del male che sono in grado di realizzare”
Sussurrò quindi, rigirandosi la tiara tra le mani.
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