| Il demone aveva avvertito immediatamente la mancanza di qualcosa, di un profumo, come se i brividi che gli sfioravano il corpo fossero sparito, una sensazione piacevole adesso era diventata come un rovente fastidio, di qualcosa che ti divora con cattiveria dall’interno. Si sporse dalla finestra appena la luce abbagliante del fulmine pervase il cielo, di un azzurro innaturale, neanche che una stella fosse caduta per abbagliare tutto ciò che esisteva e Lestat si sentiva chiamato. Come se qualcuno gli urlasse di correre da lui…piegò quindi le gambe e saltò, giù dal terzo piano come se per lui fosse uno scalino, un saltello di pochi centimetri e atterrò. Il terreno sotto di lui fu come bruciato quando scese, era circondato da un aura di potere che lo faceva sfrigolare, la vista di Michelle nudo coi capelli sciolti, steso sotto un essere disgustoso e inferiore. Era furioso, crudele e malefico, il suo essere si riversava completamente in quella forma demoniaca che gli aveva arcuato la pupilla che ora come i felini era orizzontale e nera, di uno sguardo che sembrava poterti seguire in ogni direzione, senza nessuna via di fuga, sorrise e il cielo sembro tremare per un attimo. Sarebbe stato bestiale, niente pietà, niente gentilezza, niente porcellini d’India.
La mano destra del demone si posò sulla testa del cameramen e in un attimo la strinse, schiacciandogli il cranio dell’uomo che diventò una poltiglia rossa e sanguinante, in tempo perché il rosso si portasse il palmo alle labbra assaggiandolo.
“Feccia”
Si limitò a sussurrare, mentre l’uomo che teneva i polsi di Michelle lo lasciava, fissando terrorizzato il rosso che con un passo aveva schiacciato la telecamera, la sua fuga era disperata e veloce, non sapeva dove andare, fuggiva come un coniglio spaventato ma dopo pochi passi cadde a terra morto, il rosso gli aveva strappato il cuore, senza lasciare segni ne sangue, la circolazione aveva continuato giusto il tempo per fare allontanare quell’uomo morto che camminava. Il terzo uomo colpito dall’azione del compagni si era girato di scatto e vedendo l’altro a terra inorridì, ma anche lui era una bestia e portò le cesoie al collo del maggiordomo.
“Un passo e la tua fidanzatina muore…”
Aveva sussurrato beffardo, certo di averlo in pugno, nonostante le mani gli tremassero e il respiro fosse accelerato dal pensiero di avere Michelle inerme sotto di se.
“Il tuo più grande errore…è stato quello di toccarlo”
Furono le ultime parole pronunciate dal rosso prima che le mani dell’uomo iniziassero a sgretolarsi e le sue urla folli di dolore si disperdessero nel giardino, assordanti e agghiaccianti. Non si sa cosa gli avesse strappato Lestat, ma se quella fosse stata una leggenda si sarebbe detto che gli aveva divorato l’anima, condannandola ad un luogo peggiore dell’inferno dal quale non vi era scampo.
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