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Il tiranno e l'agnello

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Mirabell
view post Posted on 6/12/2009, 20:55




In un regno molto lontano, dove la terra stessa comanda gli uomini, regna un sovrano crudele e onnisciente che predomina sui suoi sudditi con mano ferma e severa.
Azazel, signore della stella Alphard rossa, la solitaria, signore di tutte le terre che portano morte e distruzione, segue il regno col suo unico erede, dall'alto del suo trono oscuro, al centro del castello di ossidiana, luogo di terrore e furia.
Il signore della terra maledetta dai folti capelli bianchi che segnano la sua discendenza e gli occhi rossi donatigli dal fato è deciso nella sua brama di conquista.
Nessun timore blocca gli esseri, nel cui sangue sembrano scorrere le paure e i tormenti.

Il Duca re da ormai tre anni, aveva deciso di agire, il suo nemico avrebbe conosciuto il dolore e la paura.
Il signore di Cuisses aveva deciso come agire nella guerra che aveva deciso, avrebbe contraddistinto il suo mandato, avrebbe soggiogato il re del regno vicino, il cui nome era Vivienne, un uomo che aveva considerato sempre un debole, era saggio, leale e onesto, qualità non adatte al suo regno.
Si era consultato coi suoi comandanti, troppo stupidi, oppure semplicemente troppo limitati per pensare a un piano che non prevedesse una guerra mortale e sanguinosa.
Ma lui aveva deciso di non intraprenderla, o almeno non così, le forze dei due regni si erano sempre equivalse e per attaccare un regno bisognava sempre avere il doppio della potenza necessaria, attaccare era sempre più difficile che difendere.

Così aveva preso la sua decisione, senza farne parola aveva deciso di partire, lasciando un avviso al suo castello.
Avrebbero creduto che era a caccia, oppure che controllava il suo popolo sotto mentite spoglie, era completamente indifferente, si fidava ciecamente di suo figlio, era troppo buono a volte, ma sapeva come gestire la sua casa senza problemi.
Sorrise quindi il giovane sovrano, vestito di nero con un sottile colletto bianco e un cappuccio sulla testa a indicare che era un religioso importante, aveva deciso di raggiungere il castello del re rivale e di avvicinarsi a lui, avrebbe scoperto i suoi punti deboli e chissà, forse trovato qualcosa che lo aiutasse a distruggere tutto e tutti.
 
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¤Devil†Lady¤
view post Posted on 6/12/2009, 21:41




Nell'altro regno governava invece un sovrano saggio e giusto, amato dai nobili così come dal popolo; quella terra non conosceva nè guerre nè ingiustizie, era pura e incontaminata esattamente come la gente che l'abitava.
Vivienne, il re, era un uomo che sapeva distinguere con chiarezza il bene dal male e che con le sue conoscenze aveva portato la città ad essere fulcro e sede di famosissime università e botteghe di pittori e scultori; il regno non aveva mai conosciuto periodo più florido di quello.
A vegliare sulla pace della cittadina vi erano due magnifici pozzi color dell'oceano che dall'alto del palazzo reale studiavano la configurazione della città, alla ricerca di un modo di renderla ancora più sicura e accoglievole.
Le mura circondavano la cittadella principale e le enormi porta si aprivano una ovlta al giorno per due ore per consentire ai viandanti o ai rifugiati che cercavano salvezza dalle guerre di entrare e riposare.
L'intera città era abbracciata dal potere del re che, seduto sul suo trono, non faceva altro che leggere libri e sognare un pò la vita all'esterno poichè non gli era concesso di uscire da quelle mura e la gente del popolo non aveva il diritto di vederlo.. nessuno sapeva quale fosse il suo aspetto, se non i servitori della corte e i suoi consiglieri più fidati.
Si raccontavano nel villaggio leggende sul suo aspetto ma nessuno sapeva come egli veramente fosse o cosa provasse.

"pensieroso padre?"
L'eterno giovane re si riscosse dai suoi pensieri e fissò il figlio che aveva parlato con un cipiglio severo, prima di sciogliersi e donargli un lievissimo sorriso, mentre passava una mano tra i suoi magnifici capelli del colore della luna
"nulla di preoccupante figliolo, piuttosto cosa ti porta nella sala del trono?"
Si accomodò meglio sul magnifico trono d'oro mentre la veste rossa si modellava sul suo corpo come una soffice e morbida seconda pelle
"ho ragione di credere che i tempi di pace stiano per finire per questo regno"
Maurice, il figlio, chinò il capo in segno di rispetto mentre teneva sempre una mano sulla sua magnifica spada, regalo del padre e simbolo del ruolo che il ragazzo diciottenne occupava in quel luogo; egli era il comandante dell'esercito e delle guardie imperiali, solitamente il re avrebbe dato peso a queste sue parole ma le aveva sentite troppe volte uscire dalla bocca di suo figlio.. la verità era che il ragazzo si divertiva a dare guerra agli altri regni e appropriarsi di ogni cosa, ingordo e viziato.
Il contrario del padre che, prima di fare mosse azzardate, preferiva avere una ragione valida.
"Quando mi porterai delle prove a carico della tua supposizione gli darò il peso che merita, per ora credo mi limiterò ad andare a passeggio nei giardini"
Scesedal trono e a passi lenti ed eleganti si diresse verso la porta che conduceva al corridoio principale, da lì si potevano ammirare i magnifici giardini pensili situati proprio nel mezzo della città, come una bellissima piazza immersa nel verde
 
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Mirabell
view post Posted on 6/12/2009, 22:23




Raggiungere la città non fu difficile, dove cominciava il verde ci si avvicinava al regno nemico, evitando le foreste maledette, la cui bellezza ingannava i viandanti ignari che vi si perdevano dentro per l'eternità in cerca di pietre preziose o di un' apparizione che dicevano vivesse in quella selva, come di una fata incantevole.
Baggianate pensava Azazel, non era mai stato tanto folle da addentrarvisi, il suo popolo arrivava solo ai limiti della foresta per rifornirsi di cibo e acqua.

Quando arrivò vicino al florido regno, si concesse un attimo per ammirarlo, quel luogo antico come casa sua aveva sempre suscitato una certa attrattiva in lui quando era giovane, era un luogo estremamente luminoso circondato dal verde e dall'azzurro a suo figlio Rose sarebbe forse piaciuto si disse.
Conosceva bene gli orari dell'apertura delle porte e nonostante non conoscessero molti in quel luogo il suo aspetto, aveva comunque deciso di non mostrarsi per non istigare dubbi nella gente, i capelli candidi erano qualcosa di positivo nel regno nemico ma gli occhi rossi, nessuno sarebbe stato così folle da non notarli e temerli a meno che non fosse molto sicuro del suo ruolo e così saggio da non diffidare delle apparenze.
Certo sarebbe stato difficile capire se diffidare del suo abito oppure dei suoi occhi.
Si diresse quindi col volto coperto e un incedere sicuro verso il portone del castello, percorrere la distanza a piedi era stato faticoso, nonostante avesse usato per un lungo tragitto i cavalli, avrebbe voluto portare la sua viverna ma, sarebbe stato riconosciuto.
Inoltre i religiosi non usavano le bestie per raggiungere i vari luoghi, lo trovavano un comportamento scorretto e vista la sua farsa doveva rispettarlo, sospirò quindi, guardando il lungo mantello insabbiato e sentendo i propri capelli secchi.

Davanti al portone fu fermato da due guardie che sorridevano tranquille, il che fece divertire il re, com'erano ingenui così tranquilli da sorridere a uno straniero che portava le vesti del dio della morte.

“Salve padre cosa la porta qui?”

Chiese una delle due guardie, così giovane e innocente che ad Azazel fece venire una lieve risata, i suoi guerrieri erano alla stregua di mostri per forza e follia, avrebbero tranciato quei damerini in pochi istanti, ma per ora doveva ancora fingere.

“Sono in cerca di asilo figliolo, ho seguito un lungo digiuno per i confini della foresta fino a raggiungere la vostra incantevole casa”

Neanche a dirlo la guardia più giovane credette subito alle sue parole e lo guardò ammirato, spalancando dei grandi occhi nocciola, l'altra un po' più sveglia lo guardò più attentamente.

“Quindi siete giunto qui in visita”

La voce era chiaramente sospettosa, segno che c'era dell'intelligenza tra quelle mura, ma grazie al suo abito Azazel era certo di non rischiare, la religione era troppo importante in quel regno per essere ignorata.

“Si guardia della cittadella, sono venuto per riposarmi nella vostra città, rendere omaggio alla cattedrale e poi ripartire”

Sussurrò quindi, compiendo un elegante gesto con la mano, che lo indicava come grande sacerdote, al che anche l'altra guardia si convinse, cominciando a sorridergli anche lei per farlo passare.

Fu così che l'erede di Alphard entrò nella città chiamata del paradiso, pronto a farla divorare dall'inferno.

La cosa più difficile però fu raggiungere il castello, non perché il sovrano non conoscesse la strada ma perché la gente lo fermava in continuazione, in cerca di benedizioni o addirittura di battesimi, che dovette tra l'altro eseguire per essere lasciato in pace.
Quindi neanche a dirlo, quando arrivò ai giardini reali aperti al popolo era stanco e frustrato, qui arrivava la parte difficile, tra poche ore sarebbe giunto il tramonto e lui doveva cercare un re di cui non conosceva il volto e che veniva descritto come un essere giovane e nobile, ma senza particolari che l'avrebbero aiutato.
Fu così che si lasciò cadere su una panchina di marmo bianco esausto, sedendosi in maniera composta con la schiena dritta e il mento abbassato come se fosse in preghiera, nascondendo così i suoi occhi grazie al cappuccio nero, in un elegante severità che gli conferiva un'aria più autoritaria di quanta ne avrebbe dovuta avere un religioso del livello, nel quale si era travestito.
 
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¤Devil†Lady¤
view post Posted on 6/12/2009, 22:46




Forse il giovane uomo di chiesa non si accorse di aver attirato l'attenzione di una persona seduta sul bordo della fontana principale, il re stava leggendo un libro sull'astronomia quando un rumore di passi disturbò inconsciamente la calma che si era creata attorno a se.
Vivienne alzò quindi lo sguardo fissando con calma quello strano religioso vestito di nero, cosa ci faceva lì? Solitamente i giardini pensili non erano frequantati da uomini di chiesa poichè essi erano troppo indaffarati all'interno delle cattedrali o a girare per il paese, donando benedizioni e battezzando i bambini, proprio gli unici che non frequentavano quel posto erano i monaci.
Che fosse quindi un viandante? no, impossibile.. il vestiario lo poneva come un uomo al servizio di dio.
Lo osservò per un paio di munti prima di chiudere il libro e alzarsi dirigendosi con passi lenti verso di lui mentre la tunica lunga rossa strusciava a terra, non aveva paura di essere riconosciuto poichè nessuno sapeva il suo aspetto e il vestiario che indossava poteva essere ricollegato anche ad un nobile o un abitante del palazzp, non per forza al re.. l'unica cosa che l'avrebbe potuto smascherare era la tiara ma l'aveva abilmanete nascosta in una tasca interna delle sue vesti
"cosa fate qui buonuomo? state forse aspettando qualcuno?"
Chiese inclinando appena il viso mentre gli occhi color cobalto cercavano di scorgere il volto del viandante ed i propri capelli argentei si muovevano appena cullati dalla dolce brezza.
Forse quel giovane cercava il castello, magari era uno dei tanti uomini convocati dai suoi consiglieri, troppo incerti al punto da andare ad interrogare un cartomante o un cosidetto "veggente".
Non era giornata di preghiere al villaggio e quell'uomo non pareva essere intenzionato nemmeno ad andare al monastero dato che esso si trovava nella zona della cittadella dove sorgevano le università.. forse s'era persino perso, un motivo in più per provare ad aiutarlo.
Povero, stupido re.
 
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Mirabell
view post Posted on 7/12/2009, 01:56




A sentirsi chiamare “buonuomo” Azazel dovette trattenere un altra gutturale risata, alzando poi lo sguardo tra l'infastidito e il curioso.
Il primo pensiero era stato, eccone un altro che vuole una benedizione, oppure pretende che gli legga il futuro.
Ma quella voce era stata troppo dolce, troppo educata per appartenere a un villano, lasciando perdere il fatto che la gente troppo comune non era ammessa nel giardino reale.
Fissò quindi il ragazzo che gli stava di fronte stupendosi non poco, era di un incredibile bellezza, ma non era stato solo quello a colpirlo, era evidentemente un nobile ma aveva rivolto la parola a un cencioso monaco, era decisamente un essere raro si disse quindi, regalandogli un sorriso rassicurante da sotto il cappuccio, non lasciandogli però intravedere il suo volto del tutto.
Si alzò quindi guardingo, facendo un normale inchino, che gli risultò parecchio difficile e impacciato, ovviamente lui non si inchinava mai a nessuno e non era abituato a farlo, ma smascherarsi così era rischioso, per quanto potesse essere un nobile gentile non avrebbe di certo accettato una mancanza tale di rispetto.
Capì subito che era un tipo intelligente, anche se non molto furbo e con decisamente poco intuito, visto che si era avvicinato a un drago sputa-fuoco come lui con tranquillità, la cosa col tempo avrebbe certo potuto essere compensata dalla saggezza ma quel tipo a dirla tutta, sembrava decisamente ingenuo.
Dirgli che effettivamente aspettava qualcuno sarebbe stata una buona mossa ma se gli avesse chiesto di chi si trattava si sarebbe ritrovato nei guai, non conosceva nessuno li e inventare un nome sarebbe stato azzardato, poiché avrebbe dovuto inventarne uno nobiliare visto che era in quella zona della città e se si fosse deciso ad aspettare con lui per cortesia, per noia, oppure solo per rispetto a un religioso sarebbe davvero stato un problema.
Anche se...non poteva negare di avere di fronte proprio un bel bocconcino e se fosse riuscito a intortarlo per bene, sarebbe forse riuscito a farsi accompagnare in un giro per il castello e forse addirittura a vedere il re, sarebbe stato davvero un bel colpo.
Poi poteva sempre farselo da qualche parte e lasciarlo li, oppure chissà portarlo via con se e venderlo come schiavo, ci avrebbe ricavato parecchio di sicuro.
Indeciso quindi su cosa dire, lo osservò ancora un attimo, tessuto rosso, decisamente uno dei più costosi in quella parte del regno...istintivamente alzò un attimo lo sguardo in cerca della tiara sulla fronte ma non c'era, e si diede quindi dello stupido, insomma non poteva mica beccare il re così, notò quindi il libro di astronomia, ma bene avevamo un intellettuale, meglio così si disse, sarebbe stato più semplice.

“Siete molto gentile ad interessarvi di un monaco figliolo”

Sussurrò quindi, usando la sua voce bassa e intensa, per far sentire il nobile molto più giovane di lui, anche se aveva una calma e un portamento che gli facevano chiedere quanti anni effettivamente avesse.

“A essere sincero sono venuto per ammirare il castello, vedete io sono un monaco viandante, mi occupo più di scrivere e di istruire, piuttosto che perdere il mio tempo a fare il veggente o lo stregone”

Simulò quindi una risata roca, spesso gli uomini di scienza detestavano gli indovini e i chiaroveggenti, poiché non si fidavano di ciò che non avevano il potere di controllare, quindi anche quella poteva essere una buona mossa.

“Desideravo ammirare il castello per riprodurne un disegno, come ricordo di questa tappa incantevole del mio viaggio, sapete ho una vera passione per l'architettura, beh ma forse non dovrei usare un termine così sfrontato visto il mio ruolo”

Disse quindi, estraendo con eleganza un taccuino con le mani guantate di nero, in verità, probabilmente era di suo figlio quel block notes o di un altro degli abitanti del suo castello, poiché lui era negato a disegnare, quasi quanto era portato a creare tattiche e a fare piante accuratissime dei posti da assaltare e conquistare.
Fu comunque felice di vedere che su di esso vi era uno schizzo meraviglioso, dell'essere che le leggende dicevano vivere nella foresta proibita, che confermava la maggior parte delle sue menzogne.

“Certo non so se mi è dato il permesso di ritrarlo però, poiché come di certo saprete incontrare il sovrano dicono sia impossibile, almeno per un uomo come me, spero di non finire nei guai”

Detestava ridere tanto, almeno in maniera finta, ma simulò un altra lievissima risata, accompagnandola a un magnifico colpo di tosse, prima di complimentarsi con se stesso e consigliarsi vivamente di andare a fare l'attore poiché avrebbe avuto di certo successo, adesso si che sembrava stremato dal viaggio, stare un po' piegato e incassare le spalle faceva anche diminuire alla vista la sua muscolatura, grazie a quel tessuto nero che sfilava il suo corpo e la sua potenza.

“Ma scusatemi se vi sto tediando con le mie parole nobile fanciullo è una rarità, sapete per me incontrare persone così gentili nella vostra cerchia, ma forse oltre a essere voi speciale deve esserlo anche questa città”

Concluse quindi la sua arringa con un complimento velato a lui e a un altro a quella che era la sua città e che di certo rispettava, almeno per le ricchezze che dava alla sua casata.
Così se ne stette tranquillo ad aspettare la sua reazione, studiando bene quel corpo, per poterselo immaginare senza niente addosso se non una goccia di profumo sul collo...hmm davvero invitante.
 
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¤Devil†Lady¤
view post Posted on 7/12/2009, 09:50




Io non direi che il sovrano era un tipo ingenuo, più che altro aveva molta fiducia negli altri e, ora come ora, non aveva motivo di pensare che qualcuno volesse far del male a quel regno, nonostante gli avvisi di attenzione che il figlio gli diceva ogni giorno.
Fissò poi quell'uomo di chiesa che, con le spalle incurvate e il capo abassato sembrava il ritratto della spossatezza.. aveva fatto quel viaggio per disegnare il castello e Vivienne non potè che esserne orgoglioso, al punto che un lieve sorriso gli si disegnò sul volto e per un solo attimo desiderò dirgli che era lui il re e che se voleva avrebbe potuto fargli un ritratto sulla fontana
"Le vostre ragioni sono onorevoli ma.. se una persona vede in faccia il re e lo riconosce è poi costretta a vivere per sempre nelle mura del castello"
Osservò i disegni, creati con minuziosa cura delle ombre e delle luci, aveva una buona mano di sicuro ed era certo che se avrebbe frequentato una delle università della città sarebbe stato il migliore.. ma purtroppo ormai quell'uomo aveva giurato la sue fedeltà a dio e non alla scienza.
"Temo quindi sia contrproducente al vostro viaggio mostrarvi il volto del re ma, se proprio ci tenete, penso di potervi far entrare a palazzo per una decina di minuti"
Questo era il massimo che avrebbe potuto fare per fare quel vecchio felice, gli avrebbe fatto percorrere la navata principale e gli avrebbe dato il permesso di disegnare la vista dalle balconate principali e poi l'avrebbe riaccompagnato in una buona locanda dovesostare e riposare le sue stanche ossa
"più di così temo di non poter fare, ma in fondo così mentre cammineremo e lei disegnerà mi potrà raccontare del regno da cui proviene.. sempre se accetta la mia proposta"
Legò i libri che stava leggendo con un bel nastro di raso rosso e li mise sottobraccio, lanciando un'occhiata strana al palazzo, l'idea che non avrebbe mai potuto visitare un altro regno o uscire dalla cittadella lo faceva impazzire; era uno studioso Vivienne e come tutti voleva confrontare il suo sapere e conoscenze con quello di altri popoli, nella possibilità di imparare e apprendere cose che ancora non sapeva
 
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Mirabell
view post Posted on 7/12/2009, 10:19




“Oh siete un giovanotto estremamente gentile, il mio dio è stato estremamente buono con me oggi a lasciare che ti incontrassi, non è da lui”

Soffocò quindi una risata Azazel in un colpo di tosse, magnifico stava raccogliendo i frutti della sua farsa, quel ragazzo era decisamente troppo gentile per essere vero, come carattere avrebbe di certo incontrato i gusti di Rose e come corpo i suoi.

“Accetto con riluttanza per rispetto a voi la vostra offerta, ma non posso negare di esserne onorato e incredibilmente grato”

Decise quindi di usare un linguaggio alquanto prosaico, facendo un passo verso di lui, troppo elegante e troppo simile a una falcata vichinga, difatti si riscosse, cominciando a muoversi piano come un vecchio.
Si avvicinò quindi di un paio di passi, già snervato, Azazel amava camminare veloce e correre, facendo falcate lunghe e imperiose, non passettini miseri, fingendo anche di barcollare lievemente, era frustrante e indegno, per fortuna nessuno poteva riconoscerlo sotto le sue mentite spoglie.

“Sarà un vero piacere per me, raccontarvi tutto ciò che volete sapere mio signore, ma non aspettatevi vi prego, un dibattito sulla fede, sapete quando si arriva a una certa età si capisce che ognuno ha il diritto di credere quello che vuole e quando uno visita tanti posti e incontra tante persone gli capita di cambiare i suoi punti di vista”

Decise quindi di tirare un altro colpetto all'altro, visto che aveva capito che era definitivamente un uomo di scienza l'avrebbe di certo apprezzata, ripensò poi alle sue parole, il re non sarebbe mai uscito dal castello quindi...quello si che era un problema, ma chissà forse con una squadra di assassini avrebbe risolto.
Durante la notte avrebbero sovrastato le mura, quelle guardie idiote non li avrebbero di certo fermati e si sarebbe diretto al castello con l'ausilio delle tenebre.

“Il vostro re è un re sfortunato”

Si lasciò poi scappare, rendendosi contro subito dopo che quelle parole potevano essere un errore, al che decise che doveva subito rimediare.

“Intendo dire giovane fanciullo che è un peccato non poter visitare il continente, almeno per quello che penso io”

Disse quindi, sorridendogli ancora una volta, mentre gli si avvicinava, ma senza poggiare una mano sul suo avambraccio, anche se i vecchi lo facevano per chiedere aiuto per camminare, avrebbe di certo notato la mano giovane anche se guantata e poi voleva mantenere un po' di orgoglio anche in quelle vesti.

“Non poter essere conosciuti dal popolo che si ama deve essere tedioso, ma di certo un uomo come me non può immaginare nulla di simile. Comunque giovanotto non lasciatemi straparlare o andrò avanti ab eterno, coraggio ditemi, cosa desiderate vi racconti della mia terra natale?”
 
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¤Devil†Lady¤
view post Posted on 7/12/2009, 22:38




"lo sò, la fortuna non è mai stata dalla mia parte.. cioè, volevo dire dalla parte del regno."
Sorrise appena, fissando il vecchio monaco con sguardo attento, per quanto stesse ricurvo su di se gli pareva un uomo orgoglioso e proprio per questo non sapeva se fosse meglio offrirgli o meno il suo aiuto.
Si passò una mano tra i capelli argentei mentre gli si affiancava tranquillo e ascoltava le sue parole, pensando che in effetti la fede fosse una delle ultime cose di cui desiderava parlare assieme a quel monaco venuto da lontano
"magari potreste raccontarmi del regno da dove provenite, chi è il vostro re?"
Domandò quindi curioso mentre, infine, senza dire più nulla lo accompagnava verso le porte principali del palazzo, non accorgendosi che i servitori che lo incontravano si inchinavano a lui e gli lanciavano sguardi straniti, come per cercare di capire chi fosse il viandante che il re aveva raccolto.
Vivienne lanciò loro occhiate di ammonimento come a dir loro di lasciarli stare poichè, se un servitore si sarebbe avvicinatoa lui chiamandolo sire, sarebbe stato obbligato a rinchiudere quell'anziano monaco nella prigione dorata dove anch'egli era rinchiuso da una vita ma a cui in fondo era ormai abituato
"trovo che per accrescere la propria conoscenza sia indispensabile paragonarsi con la cultura e i saperi di altri popoli e voi, vecchio uomo, sembra quase siate stato mandato qui apposta; non solo il vostro dio è stato magnanimo oggi"
Inclinò il viso, mentre davanti a loro si apriva un viale con quattro magnifiche statue di altezza pari ad almeno tre metri, due su ogni lato.
Erano due figure femminili e due maschili, una di esse era una donna seduta su un trono romano, poggiava le mani sul proprio ventre gonfio in simbolo di fertilità, aveva capelli lunghi e mossi che le scivolavano lungo la schiena e tra le mani teneva un drappo di seta bianco, in segno del voto di castità che aveva fatto poichè i suoi unici figli erano stati gli uomini, gliabitanti della città
"Lakshimi, la dea della fertilità, della bellezza, della sorte e della fortuna"
Sussurrò facendo un passo avanti e fissando la statua con interesse, ormai le aveva studiate fino allo svinimento ma, nonostante questo, non era ancora soddisfatto
"Quella che le sta affianco è Sarasvathi, la dea dell'intelligenza, della cultura, della musica e del sapere astrologico"
Era una bella donna quella raffigurata nella statua, nuda, poichè la verità è nuda e non può essere distoria, con il seno e l'intimità coperte solamente dai suoi magnifici capelli lunghi e lisci, le mani erano aperte come in preghiera e mentre in una teneva un mappamondo nell'altra era riposto un libro aperto, ai piedi invece giaceva un'arpa spezzata poichè la musica degli uomini non era paragonabile alla musica delle divinità.
Indicò infine le due statue di figure maschili che stavano all'altro lato del viale.
"Ganesha, dio della saggezza, dell'educazione e della prudenza, ed infine Aswini, il dio dell'alba e del tramonto, dell'inizio e della fine, medico degli dei"
Fissò con ammirazione quest'ultima statua, notandoc ome gli somigliasse alquanto se non fosse per i capelli lievemente più lunghi e quegli occhi che non lasciavano trasparire alcun sentimento oltre a calma ed alla malinconia"
Si accorse troppo tardi dell'enorme discorso che aveva fatto quindi sospirò appena, fissando il vecchio con sguardo in parte colpevole, gli veniva naturale parlare di quelle sculture poichè ormai era da anni che le studiava e le analizzava, provando ad immaginare quali sarebbero potuti essere gli dei di altri paesi
"Mi perdoni padre, non mi ero accorto di essere accidentalmente finito a parlarvi di religione, ma sapete.. aver qui uno straniero mi fa sentire felice"
Sorrise girando poi il palmo della mano verso l'alto e scostandosi appena di modo da far vedere le possenti porte d'oro che davano l'accesso al palazzo reale
"come vedete comunque siamo arrivati"
 
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Mirabell
view post Posted on 7/12/2009, 23:26




Azazel essendo un grande guerriero non dimenticava mai nulla, ne un campo di battaglia, una strategia attuata o come in quel caso delle informazioni interessanti.
Non gli era sfuggito che il giovane avesse parlato della propria sfortuna ne che ogni domestico che incontravano si inchinasse a lui, decisamente troppo perché fosse un semplice nobile, alcuni sembravano desiderosi di sfiorare il pavimento col loro naso e lo guardavano ammirati e preoccupati al tempo stesso.
Questo indicava che il suo giovane anfitrione, non solo era di una nobiltà purissima ma che era anche molto amato, forse aveva sbagliato a credere che fosse il re ma, poteva benissimo essere suo figlio.
Certo non sembrava avere lo spirito guerriero che gli era attribuito dai racconti, ma anche nel caso non fosse stato lui, era di certo un essere dall'incredibile rilevanza, sorrise quindi da sotto il cappuccio...aveva avuto una fortuna a dir poco sfacciata.

“Non preoccupatevi assolutamente giovane, lo studio dei simboli e delle divinità straniere, mi ha sempre affascinato, trovo che sia molto saggio comprendere le altre culture, per non far cadere gli uomini in guerre insensate chiamate sante”

Si sentiva estremamente ipocrita a dire quelle cose, ma dopotutto era come un gioco, nel quale tra l'altro sentiva di eccellere, decise quindi di dare un contentino al giovane, parlando della sua vera patria.

“Il luogo della mia nascita, non è paragonabile al vostro giovane, è un luogo di paura, dolore, efferatezze e morte”

Fece quindi un preambolo, con voce ferma, sicura e forte, andava orgoglioso del suo regno ma doveva sembrare affranto si disse, quindi concluse le sue parole con un sospiro.

“I nostri dei infatti non sono legati alla musica, alla fertilità o alla scienza, ma più alla guerra e alla morte”

Sussurrò quindi cercando intanto di vedere se le porte dorate avessero dei punti deboli, un meccanismo, oppure un' apertura difettosi.

“Possediamo Gullveig signora della menzogna, rappresentata circondata da fiamme inesauribili, poiché è morta tre volte solo per poter resuscitare. E insieme alla bugia e all'infamia abbiamo Loki signore dell'astuzia, dell'ingegno e della tecnica...il diabolico ingannatore”

Disse quindi con serietà, curioso di vedere sul volto del giovane qualche espressione, paura, fastidio, ribrezzo oppure meraviglia.

“Dalla sessualità indefinita e creatore di mostri, quali Hel o Hella signora dell'inganno e della malattia in grado di portare morte e pestilenza, e Fenrir il gigantesco lupo figlio di Loki e della regina degli inferi, simbolo della brama di potere”

Sospirò quindi fingendosi affranto, portandosi una mano al volto per simboleggiare un vergogna che non provava davvero per quei crudeli dei.

“Queste brame e crudeltà poi non sono nulla, la maggior parte del popolo delle mie terre è legato a Höðr signore della guerra, che ingannato non prova né quiete né rimorso, colui che non possiede il perdono e che agogna solo alla vendetta e alla conquista”

Si girò poi un istante a guardare il ragazzo di fianco a lui, se avesse esagerato si chiese.
Maledizione, se si fosse spaventato troppo non l'avrebbe lasciato entrare, doveva rimediare, si era lasciato prendere troppo per vedere trapelare emozioni da lui, per puro divertimento.

“Parlo con franchezza monsignore, poiché io non confido solo in loro, ritengo che l'amore e la tolleranza possano aiutarci in ogni tempo, con gli anni, il mio istinto guerriero e la mia forza sono venuti meno il che mi ha spinto a chiedermi e a considerare che c'era dell'altro in questo mondo degno di essere visto e ascoltato. Oltre al nostro deserto sorvegliato dal dio della morte Not, ho potuto vedere prati fioriti, cieli azzurri e popoli in armonia che mi hanno toccato nel profondo...”

Il re crudele, cominciava a sentirsi esausto, non era abituato a mentire così tanto, nonostante gli riuscisse bene, preferiva la verità nuda e cruda come gli ricordava la statua della donna, da vero guerriero amava usare le mani e parlare con chiarezza ma come leader, aveva imparato che il carisma, la sapienza, i sotterfugi e la capacità di comprendere gli inganni erano essenziali.

“Mi auguro vivamente comunque di non avervi spaventato giovane, probabilmente per te che non sei mai uscito da questa città potranno sembrare parole vuote ma, ricorda non vi è certezza a questo mondo e gli dei preferiscono divertirsi con noi, piuttosto che darci risposte...anche i più buoni fra loro”

Parlò quindi con calma, seguendo un gioco alquanto perverso poiché lo stava effettivamente mettendo in guardia...e non solo, aveva messo con astuzia in mezzo l'affermazione che il ragazzo non era mai uscito dalla città, poiché se avesse letto sul suo viso stupore a seguito di quelle parole, avrebbe capito che era effettivamente così e che quindi aveva per le mani un membro della famiglia reale, anche se non forse uno dei più importanti.
Che re sadico e bugiardo, degnissimo del suo trono ingannatore che gli apparteneva.
 
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¤Devil†Lady¤
view post Posted on 7/12/2009, 23:43




"come fate a sapere che io non sono mai uscito da queste mura?"
Quando si accorse di ciò che aveva detto scostò lo sguardo e si diede dell'idiota, si era lasciato andare rispondendo d'istinto all'affermazione dell'uomo di chiesa davanti a lui ed aveva in parte smascherato la sua natura reale, sperò però che il vecchio non fosse così sveglio da collegare le cose quindi si limitò a sospirare e girarsi verso la porta.
Stese il braccio e posò il palmo sulla porta che al percepire il potere del suo padrone si mosse e si aprì rivelando lo splendore interno del palazzo che era come una piccola città a parte, davanti a loro infatti si stendeva un lungo viale di marmo bianco ed ai lati vi erano alberi di ogni genere di frutto, alla fine del viale vi era una magnifica cascata, da dove partivano due canali d'acqua minori che correvano ai margini del viale.
La strada di marmo quando incontrava la fontana le girava attorno e poi si divideva in tre vie secondarie, due che si estendevano rispettivamente a destra e sinistra e un'altra che continuava dritta, portando al salone principale composto da tre navate e dove alla fine vi era un immensa scalinata che portava alle stanze del re e del figlio.
"Questo è l'ingresso del castello, vi suggerisco di parlare a bassa voce, il consiglio è riunito nella sala qui accanto"
Inclinò il viso mentre fece passi sicuri all'interno della costruzione al che le guardie di turno si misero in attenti, salutando il loro re ora tornato.
"Vieni pure avanti"
Disse quindi rivolgendosi al vecchio mentre lui si sedeva sulla fontana e presto dall'acqua comparve il busto di una magnifica sirena che vedendo il suo padrone sorrise contenta e strusciò le guance sulle sue gambe
 
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Mirabell
view post Posted on 7/12/2009, 23:59




All'interno del suo corpo il re delle terre oscure esultò, bingo avrebbe detto se avesse conosciuto il termine corrente, entrando con sicurezza malcelata nell'entrata.
Aveva osato troppo con quell'affermazione però, gli sarebbe bastato vedere la porta spalancarsi a un lieve tocco del giovane, le guardie salutarlo con tanto rispetto o notare le effusioni che gli proferiva la sirena per capire che immancabilmente aveva davanti come minimo un principe, che non riusciva neanche tanto bene a nascondere il suo ruolo.

“E' stata solo la vostra curiosità che vi ha avvicinato a un vecchio emaciato come me a farmelo intuire mio signore, siete ancora incredibilmente giovane, probabilmente i vostri parenti non vi hanno ancora permesso di viaggiare, scommetto che avete molto successo a corte”

Parò quindi il colpo osservando la sala e il suo meccanismo idraulico, ma bene eravamo parecchio evoluti in tutto si disse beffardo, rendendosi conto che era un posto incredibilmente bello e curato, quanto poco protetto da guardie, nel suo castello sembrava viverci un mezzo esercito, per lo meno all'entrata e nei dintorni, non avrebbero mai perso tempo a inserire cascate nell'atrio o giardini davanti alle porte oscure coperte di punte acuminate.

“Una riunione che cosa affascinante”

Iniziò poi a sussurrare secondo le sue direttive, incuriosito nel constatare che non gli aveva dato un ordine, a meno che ovviamente non fosse velato.
Non osservò quindi per molto la sirena, anzi dopo averla catalogata come tale la ignorò, girando col passo più lento che riuscì a fare per la sala, estraendo il taccuino, per segnare i muri e l'atrio, mentre gli venivano in mente le prime strategia.

“Davvero un luogo eccellente”

Disse quindi rivolto al ragazzo anche se no lo riteneva veramente tale, a parte per l'aspetto, non accorgendosi poi che uno dei fogli del suo quadernino si era staccato ed era caduto a terra, con esattezza quello che rappresentava l'apparizione dei boschi.
 
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¤Devil†Lady¤
view post Posted on 8/12/2009, 00:39




Vivienne si era alzato con il chiaro intento di andare vicino al vecchio e chiedergli di modtrargli il disegno ma venne intercettato molto velocemente da una mano che lo catturò e lo trascinò dietro la fontana.
"Padre, cosa vi salta in mente di portare nel castello ogni singolo viandante che trovate per strada, siete il re per l'amor del cielo"
Il re sospirò appena e poi annuì, in fondo il figlio non aveva tutti i torti, non poteva portare lì chiunqueincontrasse anche perchè se qualcuno scopriva chi fosse era costretto a vivere per sempre lì dentro e magarli lasciare la famiglia, il proprio regno.. no, non sarebbe dovuto accadre più a nessuno.
Sapeva cosa voleva dire vivere prigioniero e sinceramente non voleva che succedesse anche a quel povero uomo di chiesa.
Si limitò quindi a lanciare un'occhiata storta al figlio prima di fargli cenno di congedarsi con un gesto veloce della mano mentre riportava la sua attenzione sull'uomo dalla veste nera, gli si avvicinò e sospirò appena rilasciando la tensione che aveva accumulato durante la solita ramanzina del figlio che, ogni giorno, gli ricordava chi fosse e che aveva dei doveri verso se stesso e verso il popolo che proteggeva
"Sono spiacente di dirvi che purtroppo sono costretto a portarvi fuori da palazzo, solitamente nessuno che non sia di corte può entrare qui e un viandante attira molto l'attenzione"
Cercò di spiegarsi, passando una mano su una colonna finemente lavorata
"mi spiace non essere stato in grado di farla restare di più"
La cosa bella era che si sentiva davvero in colpa verso quel vecchio,che aveva desideri esattamente uguali ai suoi ma che egli avrebbe potuto portare a termine a differenza sua che poteva solamente gioire nella realizzazione dei sogni altrui
 
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Mirabell
view post Posted on 8/12/2009, 00:54




Azazel si voltò con estrema calma, aveva avvertito un altra presenza anche se non si era voltato, era meglio non farsi notare ancora di più dopotutto.

“Siete stato fin troppo gentile con me giovane nobiluomo”

Disse quindi, lasciandogli questa volta intravedere un sorriso, giusto per dargli un contentino, in fondo povero ci sarebbe mancato poco che avesse rischiato all'inferno e lo rischiava ancora, dopotutto Azazel non aveva minimamente rinunciato a portarselo via.

“Ma se mi permettete abuserò ancora della vostra gentilezza, almeno un ultima volta...avevate parlato di una locanda, potreste indicarmi la via?”

Disse quindi cercando di simulare una voce dolce che non era da lui, ne aveva una simile ma comunque più dura, ma la usava solamente per il suo diletto figlio, mimò quindi un colpo di tosse, per poi avvicinarsi a terra a raccogliere il foglio caduto.
Quello gli diede la possibilità di piegarsi e nascondersi agli occhi del nobile e della sirenaa, strappando così la sua cartina, decisamente troppo accurata per un artista e inserì il foglio del signore dei boschi, aprendo il taccuino su un disegno magnifico fatto in precedenza del castello, il ragazzo era di certo controllato e per convincerlo ad accompagnarlo alla locanda, avrebbe dovuto avere ancora un po' della sua fiducia.

“Accattatelo ve ne prego”

Sussurrò quindi poggiandogli il quaderno tra le mani.

“Rappresenta molte città, porti, carovane e mercati che ho visitato, quando sarete libero di andare via da qui potrete in questo modo visitare i luoghi in cui io stesso sono stato”

Quelle parole erano in parte vere, Azazel aveva percorso tutto il continente quando era stato adolescente ignorando il suo regno, aveva iniziato a occuparsene solo quando era salito al trono, così le parole risultarono sincere, mentre sfiorava distrattamente le mani del ragazzo, accorgendosi solo in seguito che poteva essere un enorme errore.
Così si inchinò nuovamente avviandosi verso l'uscita senza aspettare risposta.
 
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¤Devil†Lady¤
view post Posted on 8/12/2009, 11:07




Maurice però era ancora lì e fissava il vecchio con sguardo parecchio diffidente poichè egli era solito non fidarsi dei viandanti o comunque della gente che non mostrava mai il suo volto.
Prese quindi il quaderno dalle mani del padre e fissò con attenzione tutti i disegni, perdendosi un secondo nella visione di quella magnifica apparizione nella foresta, era bello.. così come erano belli i disegni delle città in cui era stato ma che ormai le riconosceva solamente nel passato poichè quelle città erano state abbattute dalla sete di potere del duca del deserto, che si diceva essere di una bellezza straordinaria ma di una cattiveria al di fuori del comune
"vi faremo scortare dalle guardie fino alla locanda"
proruppe quindi il principe, fissando cauto la schiena del vecchio la cui corporatura gli sembrava fin troppo massiccia, non si fidava.. ma purtroppo non poteva aizzargli contro le guardie senza alcuna ragione, suo padre si sarebe arrabbiato e la sua figura sarebbe stata screditata agli occhi di tutti
"non mi fido di un uomo che non vuole mostrare al suo signore i suoi occhi"
Lo fissò con calma glaciale mentre una lieve brezza gli muoveva i capelli color marrone chiaro e la divisa dorata da capo dell'esercito brillava di luce propria
"figlio, è solo un uomo di chiesa? quanto male potrebbe farmi?"
"padre sapete quante persone che fate entrare a palazzo potrebbero essere spie o sicari? dovete smetterla."
Vivienne sospirò e poi riportò lo sguardo sul vecchio, annuì appena come per dire di aver capito e giurò che quello sarebbe stato l'ultimo uomo che avrebbe fatto entrare lì dentro
"ho capito, lasciami solamente accompagnare questo vecchio in una ocanda dove riposare"
Sussurrò affiancandosi all'uomo di chiesa, portandolo fuori dalle mura del castello, mostrandolo e accompagnandolo lungo la via che portava alla locanda, un posto caldo e accogliente, forse non era un hotel ma di certo era il posto ideale per riposare e mangiare qualcosa per riprendersi le energie
 
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Mirabell
view post Posted on 8/12/2009, 11:24




L'arrivo di quel giovane aveva alquanto messo in pericolo i suoi piani, a quanto pareva alla fine la città non era poi così priva di difese, quel cucciolo aveva denti forti e mano svelta, ma mancava di astuzia, gli sarebbe costato poco fare due moine al padre e chiedergli di restare con lui e lasciare che le guardie lo accompagnassero o ancora più facile offrirsi di seguirli.
Doveva comunque stare attento, aveva sbagliato fin troppo i suoi calcoli, almeno sull'età del nobiluomo, se aveva un figlio dopotutto non poteva avere si e no 24, 25 anni, quel ragazzo ne aveva almeno 17 si disse.
Guardò quindi il giovane dai capelli argentati che gli stava di nuovo affianco, non si erano neanche presentati, beh meglio, così gli avrebbe dato un nome da letto che gli ispirava quando l'avrebbe portato via.

“Ha ragione sapete, sono stato molto maleducato a non mostrarvi il viso ma credetemi non era per poco rispetto nei vostri confronti è la mia religione ad impormelo. Seguire il dio Not del deserto e della morte ci impone abiti pesanti da viaggio e poiché lui non ha essenza ne forma come la sabbia, neanche noi dobbiamo possederle agli occhi degli altri”

Aveva quindi deciso di dire, in verità sapeva poco sull'argomento, ma si era fatto istruire appositamente dal figlio prima di partire, Rose era sempre una fonte inesauribile di informazioni, lui probabilmente avrebbe fatto completamente spogliare ogni monaco che si fosse avvicinato al palazzo, per scrutarne il viso e i segni sul corpo che potevano farlo identificare, come guerriero o peggio sicario.

“Avete un giovane figlio a cui state molto a cuore, vi assomiglia molto mio signore, anche se mi sorprende sapete, vi facevo troppo giovane per avere dei figli”

Sussurrò quindi ripensando alla veste dorata che aveva il più giovane, maledizione dove l'aveva già vista? Eppure suo figlio parlandogli della città gli aveva mostrato un disegno che la rappresentava.
Maledizione quella poteva essere la tessera finale del puzzle doveva ricordarsene!

“Sembra essere anche molto fiero...peccato che non si fidi del prossimo, così rischia una vita difficile”

Concluse quindi di parlare tirando un ultima stilettata da brav'uomo di chiesa.
 
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150 replies since 6/12/2009, 20:55   811 views
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