| Azazel essendo un grande guerriero non dimenticava mai nulla, ne un campo di battaglia, una strategia attuata o come in quel caso delle informazioni interessanti. Non gli era sfuggito che il giovane avesse parlato della propria sfortuna ne che ogni domestico che incontravano si inchinasse a lui, decisamente troppo perché fosse un semplice nobile, alcuni sembravano desiderosi di sfiorare il pavimento col loro naso e lo guardavano ammirati e preoccupati al tempo stesso. Questo indicava che il suo giovane anfitrione, non solo era di una nobiltà purissima ma che era anche molto amato, forse aveva sbagliato a credere che fosse il re ma, poteva benissimo essere suo figlio. Certo non sembrava avere lo spirito guerriero che gli era attribuito dai racconti, ma anche nel caso non fosse stato lui, era di certo un essere dall'incredibile rilevanza, sorrise quindi da sotto il cappuccio...aveva avuto una fortuna a dir poco sfacciata.
“Non preoccupatevi assolutamente giovane, lo studio dei simboli e delle divinità straniere, mi ha sempre affascinato, trovo che sia molto saggio comprendere le altre culture, per non far cadere gli uomini in guerre insensate chiamate sante”
Si sentiva estremamente ipocrita a dire quelle cose, ma dopotutto era come un gioco, nel quale tra l'altro sentiva di eccellere, decise quindi di dare un contentino al giovane, parlando della sua vera patria.
“Il luogo della mia nascita, non è paragonabile al vostro giovane, è un luogo di paura, dolore, efferatezze e morte”
Fece quindi un preambolo, con voce ferma, sicura e forte, andava orgoglioso del suo regno ma doveva sembrare affranto si disse, quindi concluse le sue parole con un sospiro.
“I nostri dei infatti non sono legati alla musica, alla fertilità o alla scienza, ma più alla guerra e alla morte”
Sussurrò quindi cercando intanto di vedere se le porte dorate avessero dei punti deboli, un meccanismo, oppure un' apertura difettosi.
“Possediamo Gullveig signora della menzogna, rappresentata circondata da fiamme inesauribili, poiché è morta tre volte solo per poter resuscitare. E insieme alla bugia e all'infamia abbiamo Loki signore dell'astuzia, dell'ingegno e della tecnica...il diabolico ingannatore”
Disse quindi con serietà, curioso di vedere sul volto del giovane qualche espressione, paura, fastidio, ribrezzo oppure meraviglia.
“Dalla sessualità indefinita e creatore di mostri, quali Hel o Hella signora dell'inganno e della malattia in grado di portare morte e pestilenza, e Fenrir il gigantesco lupo figlio di Loki e della regina degli inferi, simbolo della brama di potere”
Sospirò quindi fingendosi affranto, portandosi una mano al volto per simboleggiare un vergogna che non provava davvero per quei crudeli dei.
“Queste brame e crudeltà poi non sono nulla, la maggior parte del popolo delle mie terre è legato a Höðr signore della guerra, che ingannato non prova né quiete né rimorso, colui che non possiede il perdono e che agogna solo alla vendetta e alla conquista”
Si girò poi un istante a guardare il ragazzo di fianco a lui, se avesse esagerato si chiese. Maledizione, se si fosse spaventato troppo non l'avrebbe lasciato entrare, doveva rimediare, si era lasciato prendere troppo per vedere trapelare emozioni da lui, per puro divertimento.
“Parlo con franchezza monsignore, poiché io non confido solo in loro, ritengo che l'amore e la tolleranza possano aiutarci in ogni tempo, con gli anni, il mio istinto guerriero e la mia forza sono venuti meno il che mi ha spinto a chiedermi e a considerare che c'era dell'altro in questo mondo degno di essere visto e ascoltato. Oltre al nostro deserto sorvegliato dal dio della morte Not, ho potuto vedere prati fioriti, cieli azzurri e popoli in armonia che mi hanno toccato nel profondo...”
Il re crudele, cominciava a sentirsi esausto, non era abituato a mentire così tanto, nonostante gli riuscisse bene, preferiva la verità nuda e cruda come gli ricordava la statua della donna, da vero guerriero amava usare le mani e parlare con chiarezza ma come leader, aveva imparato che il carisma, la sapienza, i sotterfugi e la capacità di comprendere gli inganni erano essenziali.
“Mi auguro vivamente comunque di non avervi spaventato giovane, probabilmente per te che non sei mai uscito da questa città potranno sembrare parole vuote ma, ricorda non vi è certezza a questo mondo e gli dei preferiscono divertirsi con noi, piuttosto che darci risposte...anche i più buoni fra loro”
Parlò quindi con calma, seguendo un gioco alquanto perverso poiché lo stava effettivamente mettendo in guardia...e non solo, aveva messo con astuzia in mezzo l'affermazione che il ragazzo non era mai uscito dalla città, poiché se avesse letto sul suo viso stupore a seguito di quelle parole, avrebbe capito che era effettivamente così e che quindi aveva per le mani un membro della famiglia reale, anche se non forse uno dei più importanti. Che re sadico e bugiardo, degnissimo del suo trono ingannatore che gli apparteneva.
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