| Si girò, ancora in preda all'attonimento. Eppure, la signorina Oerba non sembrava affatto un brasiliano operato. C'era anche da dire che non aveva mai visto un brasiliano operato. - Hai già trovato la tua stanza? Io non riesco a trovare la mia. - Chiese la ragazza. Alché, gli venne un colpo. Si fece da parte, indicandogli con un cenno imbarazzato la targhetta metallica. - Signorina Oerba, penso di averla trovata - disse con voce scura - Ma sono sicuro si tratti di un errore - aggiunse. Detto ciò, senza pensarci tanto e per, secondo lui, spezzare la tensione, girò la maniglia della porta, che si aprì con un leggero scatto. Entrò, e vide che c'erano due letti, però piccolini e stretti per la statura di Heimm e della ragazza. Ripensando agli acciacchi avuti a causa dei lettini dei Francescani in cui aveva dormito, si disse che avrebbe preferito dormire sul trespolo, in forma di corvo. Posò la valigia e stette e andò a vedere l'intera stanza a loro designata. Era essenziale, ma ben arredata e accogliente: La camera da letto era insieme studio e salotto, perché c'erano due piccole e antiche scrivanie in legno ed un piccolo televisore su un tavolinetto, e dava direttamente all'uscita, al bagno, a fianco dei letti, e alla cucina, accanto al tavolo con il televisore. La cosa che più colpì Heimm fu la finestra: Larga, che dava tanta luce e che dava direttamente sul Garden. L'unica cosa che non gli andava bene erano i letti. Heimm stette in piedi, a far girare lo sguardo per la camera, con un'espressione grave, le sopracciglia aggrottate - Dunque. Che fare? - disse, mettendosi ad accarezzare il mento barbuto.
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